La sindrome del bardo

Argomento off-topic dedicato ad una tipologia di mindset (per voler rimanere allineati alle terminologie anglofone).

Nel io percorso lavorativo ho da sempre avuto a che fare con persone che tendono alla “tuttologia”. Con la scusante di una umiltà retorica spessissimo mi interfaccio con discorsi del tipo “non si finisce mai di imparare, sempre meglio studiare tutto, spaziare su più fronti”.

Per quanto questo NON sia un errore nei campi imprenditoriali, lo trovo spesso applicato in maniera errata e pure dannosa.

Fai l’avvocato? Si ma meglio interessarsi pure di finanza, riunioni di condominio, investimenti bancari…

Fai il commerciante nel settore alimentare? Si ma meglio anche aprire qualcosa nel campo ambientale, forniture elettriche, casalinghi e alberghiero…

Fai il meccanico? Si ma meglio pure interessarsi di informatica, programmazione software e database…

Io questa la chiamo, da sempre, la “Sindrome del Bardo”

Il bardo è quella classe nell’universo di D&D che, sostanzialmente fa tutto, e per questo è molto gettonata come prima scelta tra i giocatori.
E’ un personaggio che sa usare la spada, l’arco, i bastoni, i coltelli e le mani. Sa cantare, recitare incantesimi, scassinare e utilizzare gran parte degli equipaggiamenti.

Questo è tutto bello e divertente fin quando, nel gioco, ci si interfaccia contro una gang di goblin.

A livelli alti però che succede?
Quando bisogna fare sul serio e sconfiggere un signore della guerra con esercito al seguito il bardo non riesce più a fare nulla.

Non picchierà duro come un guerriero che sa fare solo quello, non tirerà d’arco come un arciere leggendario o invocherà tempeste di meteore come un mago anziano.

Questo si ripercuote nello schema lavorativo.
Se sei un avvocato che si è occupato di altro, non sarai mai in grado di portare avanti una causa di livello nazionale/storico in tribunale.
La tua catena di ristorazione non verrà mai esportata all’estero se nel frattempo ti sei occupato di vendere interruttori cinesi.
E a lavorare in Ferrari non ti ci pigliano se invece di diventare un genio dei motori ti sei focalizzato sul linguaggio SQL.

Ovviamente questo è un mio pensiero teorico che si è formato nel tempo. Ci sono tutti i tipi di varianti ed eccezioni che smentiranno il mio ragionamento.

Ma mi piacerebbe sentire i vostri pareri in merito.

Edit: la stavo postando in “altro” ed è finita in scam innovativi. Se un moderatore può spostare mi farebbe un piacere.

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Thread veramente interessante.

Per ampliare il tuo discorso:

Sono d’accordo con te sul fatto che se uno si espone ha più settori solo per “tenere il piede in due o più scarpe”, molto probabilmente rischia di disperdere l’energie senza giungere al punto in nessun ambito.

Se però questa cosa viene fatta con consapevolezza può rivelarsi un vantaggio che magari potenzia anche le abilità del professionista nel proprio ambito di competenza principale.

Riprendendo il tuo esempio, magari l’avvocato che si è interessato anche di finanza può averne tratto un vantaggio in un caso dove la finanza non era il focus principale.

Altro discorso è poi quello degli obiettivi, un professionista che si muove come un bardo, magari non ha l’ambizione di “affrontare il signore della guerra”, ma il suo scopo magari è quello di fare del suo meglio e godersi la partita.

Probabilmente non sarà l’avvocato che porta in tribunale un caso internazionale, ma quello che aiuta le persone della suo territorio ad evitare guai di diversa natura.

Poi sono dell’idea che nel mondo ci vogliano sia gli specialisti che i bardi.

Premettendo che il bardo ha un fascino notevole (soprattutto se multiclassato), in D&D come nella vita reale, penso dipenda molto dal tipo di profilo e, soprattutto, dalle competenze extra che si vanno ad acquisire.

Gli esempi che citi sono giustamente praticamente inutili a livello professionale, poiché non c’è coerenza né filo logico fra le competenze e sembra più un voler inanellare conoscenze superficiali che il mirare alla costruzione di un profilo più ampio.
L’imprenditore-coltellino svizzero che vuole mandare avanti l’azienda e, allo stesso tempo, fare il capo delle vendite, gestirsi la contabilità e seguire a tutto tondo il marketing finirà per essere altamente inefficiente e non fare bene nessuna delle cose.
Così come quello che si è studiato scienze politiche e pensa di poter diventare più attrattivo imparandosi anche Python o Java.

Va detto però che, nel momento in cui si inizia a far carriera (soprattutto in ambito corporate), si arriva a un potenziale bivio radicale fra generalista e specialista.
Per capirci, un manager non ha nessun valore aggiunto nell’essere uno specialista. Anzi, il suo ruolo lo porterà inevitabilmente a perdere il contatto con la parte più tecnica della professione (soprattutto in ambiti in cui questa evolve molto rapidamente), forzandolo a concentrarsi maggiormente su soft skill.
Al contrario, chi fa la scelta assolutamente legittima di diventare un super-tecnico/specialista avrà molta più difficoltà a intraprendere un percorso manageriale, o comunque a ricoprire posizioni che richiedono un ventaglio di competenze più ampio (e inevitabilmente superficiale).

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sono d’accordo con te la sindrome del bardo a mio parere non porta nulla di buono… la strada giusta è la specializzazione e non a caso le multinazionali quelle importanti hanno tantissimi settori e altrettanti specialisti e sviluppatori, non hanno i tuttologi ovviamente… io dico a ognuno il suo e fare quello che si è piu portati o si è studiato… se si salta da palo in frasca non si eccellerá in messun ambito… mio parere ovviamente

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Concordo. Specializzarti ti porta ad essere affermato e riconosciuto per quel determinato compito/lavoro… Il che ti porta ad avere una padronanza pressoché assoluta, totale di quella competenza. Questo ti rende molto più predisposto a specializzarti in altro… Il tuttologo sa tutto e niente!

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Sbaglio o nella 5e il Bardo è stato avvantaggiato ancora di più (io non lo gioco mai quindi non ho seguito la sua evoluzione). Anche questo segno dei tempi. Persino Wizards ha capito l’aria che tira. :smiley:

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