Stefano Versace, Re del Gelato, o della Fuffa?

Questa invece è la replica dell’editore del libro di Versace, che lo ha rimosso dalla vendita dopo nemmeno 8 mesi:

In molti mi hanno scritto in merito a questo post per cui mi sento di dare un mio contributo.
Io credo che quando si fa impresa, si rischia e può capitare di sbagliare; ma se si è responsabili di aver fatto perdere soldi alla gente, bisogna smetterla di fare lo sbruffone e dare lezione di economia a tutti, perché poi lo storytelling che si è costruito, si sgretola piano piano.
Nel caso specifico, ci troviamo di fronte ad una persona abilissima nello schivare le responsabilità, a trovare alibi, sempre pronto a giustificare se stesso e ad autoassolversi dopo aver fatto investire in imprese rivelatesi poi fallimentari.
Coloro che hanno creduto alla narrazione del “costruttore di sogni”, devono sorbirsi il racconto del fantomatico socio italiano che non rispetta gli accordi, del centro commerciale che chiude per il rumore, del Covid, del Chapter11 e accontentarsi dell’ormai celebre frase «I soldi dell’azienda non sono i soldi della persona», una pietra tombale che affossa ogni possibilità di riavere qualche euro.
Versace, purtroppo, per molte persone è diventato un “costruttore di incubi”.
Giuridicamente e tecnicamente ciò che ha fatto è tutto corretto, ma questa modalità di fare business, a discapito di decine di persone che ti hanno dato fiducia e hanno visto volatilizzarsi centinaia di migliaia di euro, è normale crei un effetto boomerang, sopratutto quando su Facebook si continuano a postare foto di uno stile di vita nel quale si ostentano piscina, Ferrari, Suv, viaggi; ed è normale che si crei una crepa insanabile tra l’immagine che si vuole dare di sé stessi, dell’imprenditore di successo, con la triste realtà.
Versace accusa chi evidenzia questa crepa sostenendo di essere mosso dall’invidia verso il suo stile di vita a Miami, pensando che tutti misurino il successo attraverso i suoi stessi parametri; evidentemente ha una percezione della realtà distorta e, al suo posto, proverei a chiedermi se le decine di persone che riversano sui social le storie di migliaia di euro svaniti nel nulla per la sua incapacità imprenditoriale, magari non siano invidiose, ma sono mossi dall’incazzatura di chi, anziché mostrarsi rispettoso, continua ad atteggiarsi in maniera arrogante e presuntuosa.
ll Re Mida di Miami forse dovrebbe smettere di apparire per quello che non è, mettersi a lavorare a testa bassa proprio come fanno gli artigiani e iniziare, anche lentamente, a risanare i debiti che ha con la gente per bene che hanno commesso un solo errore: fidarsi di lui.
Magari un giorno sarà ricordato come un uomo che, nonostante le difficoltà si è rialzato con dignità.

Ricordo che Versace ha volutamente ignorato quella parte.

Chissà perché, tutti quelli che hanno a che fare con lui, si lamentano.

Come mai non è ancora spuntato un solo investitore a ringraziarlo dei soldi fatti grazie a lui?

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Stipendi (straordinari) non pagati.

Barboza v. Versace Bertoni Gelato LLC

Ancora in corso.

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Post interessante su un giro di assegni poco chiaro.

Qui è dove scherzava sul far fallire un cliente di Merenda, aprendogli di fronte.

Peccato che abbia chiuso lui.

Però si inizierebbe a intravedere lo schema:

  • Compra attività prossime alla chiusura.
  • Usa l’attività come scusa per attirare investitori.
  • Chiude l’attività, facendo sparire i soldi chissà dove.

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Si trovano risultati interessanti anche cercando su Google “Stefano Versace lawsuit”, come ad esempio questo del 27 febbraio 2023 (link alla fonte):
MIAMI — A group of investors sued the namesake founder of Stefano Versace Gelato and his business partners, claiming they used shell corporations to hide their misuse of investment funds meant for frozen dessert shops.

Se si apre il documento del tribunale che si trova nella pagina (link), al punto 40 possiamo leggere che:
Upon information and belief, Defendant, Stefano Versace, in conspiracy with
Defendant, Paulo Stefanini, and Defendant, Martina Maione, used the various other Defendant limited liability companies and corporations as a shell game to defraud the Plaintiffs of their investments

Stiamo parlando di 18 investitori diversi per un valore totale di $730.000 (pagine 5 e 6), si va da un minimo di investimento di $30k fino a chi ci ha (ri)messo $100k.

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Scusate il doppio post ma ho anche trovato questo: facendo una ricerca col nome di Stefano Versace su UniCourt risultano ben 36 casi diversi, e nella maggior parte dei casi risulta come defendant (imputato) e solamente in 1 come plaintiff (querelante), ed un caso di bancarotta.

In questa pagina invece possiamo leggere come il giudice lo abbia condannato a pagare $35.270.08 a MEC3 (più altre spese relative al processo). Per chi non lo sapesse MEC3 è una delle più grandi aziende italiane (e a livello mondiale) di prodotti semilavorati per gelato, e sapevo da tempo che risultavano diverse fatture mai pagate.

Curioso anche pensare che MEC3 e Carpigiani (produttore di macchine per gelato), stando alla storia raccontata più volte da Versace, sono state le due principali aziende che gli hanno dato fiducia all’inizio della sua avventura nel mondo del gelato (mentre, sempre stando alle sue parole, altri gli hanno chiuso la porta in faccia), e ora ci sono cause contro di lui sia da parte di MEC3 (link) che da parte di Carpigiani (link).

Ah, ultima cosa: la sentenza per il pagamento a favore di MEC3 è stata emessa il 10 giugno 2020, cosa pubblica Versace sul suo profilo Facebook a distanza di pochissimo tempo?

Sarà una coincidenza?

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Le accuse:

Lesioni personali
Violazioni di contratto
Truffa
Stipendi e straordinari non pagati
Fatture non pagate
Debiti non pagati
Tasse non pagate
Affitti non pagati (con tanto di sfratto)

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Cavoli, @Andy

Questa si che è una notizia moooolto interessante e non buona per Versace. Quanti elementi del puzzle iniziano a non coincidere, oramai?

Direi tanti, troppi. Questa di Mec3 è un’altra chicca bollente.

ERRATA CORRIGE: Il libro è stato eliminato dall’editore otto mesi fa, non “dopo otto mesi”.
A breve verrà eliminato anche da Amazon.

Non ricordo perché mi sono ritrovato da un po’ di anni a seguire Versace, con tutti i suoi post stucchevoli sulla sua famiglia da Mulino Bianco di Miami, quando lo leggevo, mi rimaneva sempre un senso di fastidio, forse inconsciamente mi rendevo conto che tutto ciò non poteva essere reale, tutti sorridenti, ricchi, con la villa e l’auto di lusso dove tutto andava bene come nei b movie natalizi made in USA. Mi spiace solo per i suoi figli, quando scopriranno che il padre non era il re dei gelati, ma solo un… furbacchione

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Sempre più interessante.
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Io ho scoperto chi fosse perché un amico stava pensando di investire con lui e quindi mi chiese cosa ne pensassi avendo più esperienza di lui, e ammetto che è stato alquanto interessante fare questa ricerca. Una cosa che ho notato è come le sue storie siano state ingigantite col tempo, presumo che faccia tutto parte della tattica per impressionare i suoi follower, e comunque mi chiedo come fosse possibile che la gente ci credesse.
Ha rilasciato un sacco di interviste, alla fine le cose sono sempre le stesse, ma di lui sappiamo che:

Stefano ha infatti svolto un bel po’ di mestieri; l’agente e il broker di assicurazioni, poi il direttore di una importante compagnia di assicurazione in Venezuela, dove si è trasferito per un certo periodo della sua vita, e dove ha conosciuto quella che sarebbe diventata sua moglie.
Venezuela dove ha messo su un laboratorio di pasta fresca per ristoranti, e una compagnia di “executive taxi” per grandi aziende con servizi da e per l’aeroporto di Caracas.
Data: 2014, fonte

E anche qui dice:
Ho lavorato nel mondo delle assicurazioni e dal 2007 al 2011 ho vissuto a Caracas con mia moglie, che è venezuelana. Lì dirigevo una compagnia con clienti prestigiosi e avevo avviato una società di “executive taxi”, ma quando la situazione socio-economica del paese si è complicata abbiamo deciso di andarcene.
Data: 2017, fonte

Quindi in Venezuela Versace era/faceva:

  • Direttore di una una importante compagnia di assicurazioni
  • Avviato una società di executive taxi
  • Messo su un laboratorio di pasta fresca per ristoranti

Insomma, 3 lavori abbastanza diversi ma che sicuramente dovevano portare buoni introiti, presumo.

Ora facciamo un salto avanti nel 2023, ci sono alcuni suoi post su Facebook che sono alquanto bizzarri dato che si sta facendo passare per un povero italiano in Venezuela che a malapena riesce a sfamare il suo bambino, tipo:


Link

Quindi, ricapitolando:

  • Quasi 2 anni come tassista, anche per 18 ore di fila, una volta addirittura un turno da 26 ore
  • 14 ore di lavoro al giorno in media, 7 giorni su 7
  • Mangiava lenticchie
  • Vendeva ai vicini la pizza fatta in casa
  • Un sandwich in due era considerato un lusso
  • Viveva in un appartamento popolare

Faccio francamente fatica a capire come 10 anni prima diceva che era a capo di 3 compagnie diverse e ora fa post su Facebook che sembrano scritti da una persona veramente senza un soldo e che non arriva neanche a fine mese. Ma soprattutto non capisco dove siano improvvisamente spariti tutti i lavori precedenti, tutti gli introiti dei lavori precedenti, e anche ipotizzando che avesse perso tutto, perché mai un cittadino italiano dovrebbe vivere una vita da inferno in Venezuela quando potrebbe perfettamente tornare in Italia a suo piacere?

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Faccio un secondo messaggio perché non potevo inserire una seconda immagine.

E come se non fosse abbastanza, sembrerebbe anche che sia una persona parecchio sfortunata perché tra denunce varie, shopping center che ristrutturano per tempo indefinito, parchi che chiudono, una gelateria svaligiata, ci mancava solo un furto da $400k di un sacco di attrezzatura per le gelaterie, per fortuna che l’ha presa col sorriso:


Non posso linkare il post originale perché mi è stato girato da un gruppo privato.

A me sembra che le storie alquanto dubbie siano parecchie…

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“Alquanto dubbie” è un eufemismo

La sua tattica è presto spiegata:

  • Lavoro come tassista sfigato? Sul curriculum diventa esperienza come Re dei Taxi di Caracas, con la più grossa compagnia del Venezuela.
  • Guardava il suo amico lavorare come lavapiatti in una bettola? Re della Ristorazione.
  • Aiutava sua moglie a fare la pasta fresca in casa per risparmiare due Bolivar? Re della Pasta Fresca.

In pratica è l’effetto LinkedIn applicato alla vita vera.

Qui il commento di un suo concorrente, ed ex suo amico, che ha una catena di gelaterie anche a Miami:
Aggiungo per completezza di informazione altri dati.

La nostra gelateria, aperta nel 2015, venduta da me nel 2021 con un discreto margine e tuttora attiva, si trova a Hollywood un paese un po’ sfigato perché tra Miami e Ft Lauderdale.

Queste pubblicate da te sono in zone eccellenti di Miami.

Espanola Way è senz’altro la seconda miglior via di South Beach dopo Lincoln Road.

Coconut Groove uno dei quartieri residenziali più ricchi ed eleganti di Miami.

Ma anche quella di Brickell o di Wynwood o all’Aventura Mall (tutte ex Bertoni) erano in punti fortissimi.

È come se a Roma fossi presente a San Pietro, Trevi, Piazza di Spagna, Navona e Colosseo.

E questo perché al di là del brand inesistente c’erano altri due aspetti:

  1. il tecnico della Mec3 che gli sviluppò la ricetta ai tempi mi disse personalmente che lui stesso la giudicava scadente, ma lui insistette per averla così

  2. tutte le gelaterie erano fatte senza un vero studio di design, e seppur qualcuna era gradevole grazie all’immobile particolarmente bello, altre, tipo Siesta Key per dirne una, erano veramente delle topaie con attrezzature da una manciata di dollari usate. Eppure in quelle gli investitori del tempo avevano perso 250k per il 50% non riuscendo mai a vederla aperta visto che l’hanno chiusa prim’ancora che approvassero il visto all’investitore (6 mesi circa).

Inoltre per esperienza posso affermare che è davvero difficile far fallire una gelateria in zone superpremium come quelle, visto che se lavori bene i fatturati possono essere a 7 cifre.

Ultima precisazione, permettimi di non essere umile. In realtà noi non siamo più piccoli e non lo siamo mai stati. Con 6 negozi sviluppiamo circa 4,5M di fatturato, numeri che lui non riusciva a fare neanche quando ha avuto 15 location aperte contemporaneamente, e manco se davvero le avesse avute tutte e 30 in contemporanea.

Alla luce del fatto che tutto ciò che scrivo oggi fosse di dominio pubblico già nel 2018/2019, come facevano alcuni personaggi allora credibili ed autorevoli ad affiancare a lui la propria immagine e portarlo sui loro palchi e proporlo come investimento sicuro e garantito?

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Sul furto di attrezzature la situazione mi sembra un pochino gonfiata, a livello marketing.

E’ ovvio che avendo lavorato nelle assicurazioni uno abbia l’esperienza necessaria per sapere che determinate attrezzature di valore vanno assolutamente messe in sicurezza.
Probabilmente lo erano, e il danno sarà stato alla fine dei conti marginale.

Il messaggio veicolato è alquanto fuorviante però: non è giusto fare la morale su come reagire se avevi già le spalle coperte.
Sarebbe più giusto dire che siccome sai come funziona la vita, ti eri preventivamente coperto da un disastro, no?

Però ovviamente il primo messaggio è più poetico, arriva in una maniera differente, ti mette in una luce diversa…

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In realtà nei vari furti subiti, lui ha dichiarato (ne sono prova le foto), di aver perso tutto.

Pensa invece pagare 30 mila euro, per avere il 3% di questo.

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Commento di un gelatiere al video.
Da notare le 500.

Considera che la mec3 come azienda ha una qualità medio-bassa.
E già nel 2014 avevano introdotto le “buste gelato” già pronte e solo da mantecare e guarnire.

Le usavo e sono usate ancora da molte gelaterie a larga scala come per esempio le gelaterie Conad sapori e dintorni.
Considera che è preparato industriale che butti nel mantecatore ed ecco fatto il gelato.

Invece per i gusti frutta si sono basi chimiche diverse, perché si fanno con l’acqua.
Quindi oltre a non essere manco gelato artigianale (scommetto che non sa nemmeno cosa sia un pastorizzatore) per lui era tutto facile: compri tot kg di buste (congelate o non dipende dalla formula chimica) di gelato, le butti in macchina, 10 minuti ecco fatto il gelato.

Inoltre il gelato si vede a occhio nudo che è completamente invenduto dal video, lui stesso fa fatica a spatolarlo per servirlo su una stupida coppetta.
Considera che quelli variegati (con zucchero sopra che tende a sciogliere la struttura del gelato) come il primo che serve che è il variegato amarena, è duro come un sasso! :rofl: Non è solo incapace a servirlo, ma va da sé che non è un artigiano, ma è pura melma buttata su una coppetta.

Video: fb.watch/ptaQgOBhd5/

Riguardo al furto dell’attrezzatura diciamo che io avrei un’altra idea a riguardo, e non sto parlando di marketing. Se quelle vecchie macchine viste in foto valgono $400k allora una Fiat Punto di 10 anni fa vale 50k euro.

Tra l’altro direi anche che è un tipo di furto estremamente specifico visti gli oggetti rubati, e dovrebbe anche richiedere anche un po’ di tempo perché, ad esempio, tutti gli abbattitori che si vedono nella prima immagine non sembrano neanche avere le ruote, e non sono esattamente leggeri o comodi da spostare, figuriamoci caricarli su uno o più camion che devono avere anche una piattaforma o una rampa, più tutti i vari carrelli per spostarli.

Questo non si può insinuare. Nel buon nome del forum ci si può basare ovviamente su quello che è normale uso e costume in chiaro di una attività imprenditoriale.

E credo che @GermanoMilite convenga sulla cosa.