Vitha Group: Breve testimonianza e cercasi approfondimenti

Ciao a tutti,

vorrei raccontarvi la mia testimonianza di qualche mese di lavoro con l’azienda in questione. Inoltre, sarebbe carino ricevere qualche testimonianza per poter creare un bell’archivio in modo tale da poter informare futuri venditori su questa azienda.

Inoltre parlo anche ai giovani come me e meno di me, che cercano qualsiasi modo di fare soldi. Quando fate un lavoro, ascoltate sempre dentro quella vocina che vi dice che magari non è bello quello che fate.

Quello che voglio raccontare è la mia esperienza, purtroppo non ho le competenze necessarie per dirvi se la qualità dei prodotti vale veramente il prezzo a cui vengono venduti. Il mio intento non è diffamare i prodotti o l’azienda in sé, in quanto essendo divisa in sedi autonome, spesso non aveva il controllo di tutto.


Che cos’è Vitha Group

Potete trovare le informazioni ufficiali sul loro sito qui.

Vi racconto come l’hanno presentata a me, nel 2017, quando avevo appena 19 anni.

L’azienda nasce dopo il terremoto dell’Aquila nel 2011 e vende principalmente caffè.

Si divide in concessionari: io, venditore, dopo aver raggiunto un certo grado nell’azienda, posso aprire una sede e reclutare altri venditori. L’azienda si autodefinisce meritocratica e aveva vari gradi.

I loro prodotti

Oltre al caffè e alle capsule, i loro prodotti di punta nel 2017, e a quanto pare anche oggi, sono reperibili in questo sito. I prodotti, qualità a parte, sono piuttosto costosi.

Reclutamento e affiancamento

Sono stato reclutato da un cugino di famiglia, che non si faceva sentire da anni. Lavoravo nel concessionario di Catania (ora chiuso, non so se sia aperto altrove). Non so se il modus operandi sia uguale nelle altre sedi.

Mi raccontava di come quest’azienda fosse innovativa e seria; lui stesso, dopo qualche mese, si era comprato una macchina, sapessi che auto una alfa romeo 159 con 200milakm chissà che costo.

Spinto dal cugino, faccio il reclutamento, i corsi obbligatori e il colloquio.

Vengo preso. La primissima cosa, con la scusa “devi fare esperienza”, è dare 10 numeri di telefono di parenti e amici per organizzare appuntamenti, dove verrò affiancato da un venditore più esperto (il cugino).

L’appuntamento

Dopo aver fissato l’appuntamento, andavo con il venditore a casa delle persone. Il protocollo era:

  1. Portare la macchinetta del caffè, offrirglielo e farla provare nel contempo.
  2. Presentare il campione dei prodotti con le varie caratteristiche.
  3. Incentivare la vendita con buoni viaggio (di cui ho letto recensioni poco positive), regalando la macchinetta del caffè e offrendo sconti.
  4. Farsi dare altri numeri di telefono per ulteriori appuntamenti.

Come guadagnava un venditore

  • Se un appuntamento andava a buon fine, veniva riconosciuta una commissione del 10% (al mio livello). Vi assicuro che questi soldi li ho ricevuti, quindi fino a qui tutto bene.
  • Con le commissioni vendendo caffè e capsule, e rifornendo gli stessi clienti, questo, a detta dei vari responsabili, era il modo per garantirsi una sorta di pensione.
  • Con buoni viaggio (sempre un po’ particolari).
  • Anche se non ho avuto modo di verificarlo, se un venditore che avevi portato guadagnava, tu prendevi una %. Quindi network marketing puro.

Io comunque non ho firmato nessun contratto di lavoro, nessun rimborso per la benzina spesa (e fidatevi, si spendeva), né a p.iva da agenti o prestazioni occasionali. Dovevi andare a casa di sconosciuti, senza tutele, senza rimborsi e, al contrario di quello che ti dicevano, nessun fisso minimo di stipendio.

Su internet, se cercate varie recensioni o post, ne trovate di ogni tipo su questi argomenti. Indeed Opinioni.it

Perché me ne sono andato e non la consiglierei

Sarò io che sono strano, ma non mi piace forzare delle vendite a persone che soldi non ne hanno, spingendo anche sul lato emotivo dei benefici dei prodotti e sulla facilità di aprire un finanziamento. Si parla di migliaia di euro di prodotti. Si andava anche in case disagiate e non si guardava in faccia a nessuno.

Mi ricordo che la prima settimana di lavoro non ci sono andato di domenica, unico giorno in cui volevo riposarmi. Il giorno dopo, alla riunione di mattina, sono stato ripreso in modo passivo-aggressivo per il fatto che si lavora sempre. Oltretutto, io non avevo un contratto, niente. Ma lavorateci voi sempre.

La cosa che mi ha fatto dire basta è stato il senso di disgusto nel vedere quelle persone a cui facevamo gli appuntamenti, praticamente costrette a darci numeri di telefono, e alla pressione di “fare almeno 3 appuntamenti al giorno” altrimenti venivi preso per inutile e incapace.

Ma la cosa più importante è forzare, forzare e ancora forzare la vendita, spesso inutile e con target completamente sbagliato.

Se io sono una famiglia monoreddito con 1500€ al mese, e spesso anche meno, la mia priorità non dovrebbe essere comprarmi 2-3-4 mila euro di materassi o depuratori d’aria, ma piuttosto altro.

Mi vergognavo di me stesso, per questo non mi impegnavo più di tanto. Nonostante tutto, se fosse stata gestita diversamente, l’azienda poteva avere delle potenzialità.

Non voglio attaccare o demonizzare il venditore, anche io lo sono con il mio lavoro. Il mio è un monito sul sempre guardarsi dentro e capire se stiamo facendo qualcosa di corretto nei confronti del prossimo.

Le altre cose poco belle

Fine 2017, a qualche mese dalle mie “dimissioni” (non c’era nessun contratto), vengo a sapere di una proposta di lavoro.

Si cercavano magazzinieri mi ricordo.

Per farvi capire il contesto di dove è stata fatta questa proposta di lavoro, vi dico che frequento una comunità evangelica. L’annuncio di lavoro è stato fatto attraverso uno dei responsabili, ignaro di quello che ci fosse dietro.

In una comunità con tanti ragazzi in Sicilia, dove c’è poco lavoro, un’offerta del genere vi assicuro che era oro a quei tempi.

L’offerta era a Giarre, circa 30 km dalla sede dove lavoravo a Catania. Appena entrato in ufficio, la mia faccia era a terra: vedo i quadri di Vitha Group. Dico al mio amico che il lavoro per cui dovevamo candidarci non era quello per cui siamo venuti.

Era un’altra concessionaria dell’azienda, dove il venditore che l’aveva aperta cercava in modo ingannevole nuovi venditori e nuovi contatti per appuntamenti.
Inoltre chi mi ha fatto il colloquio mi conosceva pure, perché alla presentazione dei nuovi venditori che facevamo con le altre sedi, mi avevano visto.

Concludo questo post

Scrivo tutta la mia esperienza perché, ai miei tempi, avrei voluto avere una guida più chiara su dove mi stavo andando a ficcare. Scrivete anche voi se conoscete l’azienda o se avete esperienze simili.

Grazie.

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Stesso modus operandi della Kirby (non so se conosci il marchio). nel 2005 risposi ad un annuncio dove cercavano magazzinieri. Quando mi recai all’appuntamento (in una villetta fuori città) già sentii puzza di bruciato. Avevano imbastito anche una sorta di meeting, dove ad ogni “candidato” avevano dato una cartellina in similpelle con tanto di penna elegante. Si trattava di vendere un aspirapolvere a 3750 € (fake price) per poi in fase di conclusione offrirlo “scontato” a soli 2400 euro. Sicuramente un buon aspirapolvere, testato a casa mia perché avevo il mio campione da esibire nelle dimostrazioni, ma con un valore forse di nemmeno 1/5 di ciò che chiedevano. Anch’io come te mi son pentito di aver contribuito con il mio lavoro a rendere un po’ più ricca quell’azienda, l’unica cosa è che il target non prevedeva persone poco abbienti.

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Kirby sì, conosco il nome ma mai lavorato. Comunque diciamo che era conosciuto nel settore.

Comunque quando vedo sti prezzi, mi chiedo sempre: ma cos’è che può giustificare questo prezzo così elevato. Cioè parliamo di un aspirapolvere alla fine, anche dyson stessa che ha rivoluzionato un po’ il mercato con la tipologia di aspirazione non chiede più di 500-1000€.

Comunque alla fine sono esperienze, ed è giusto raccontarle. Non voglio dire che sia giusto o sbagliato vendere questa tipologia di oggetti

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Purtroppo è lo stile MultiLevelMarketing fatto male. Il MLM in se non è malvagio, non più del marketing tradizionale, dipende come lo fai.

Conobbi Amway svariati decenni fa, azienda in sè, serissima e prodotti ottimi ma ho visto rappresentanti usare le stesse tecniche, non tutti ovviamente ma alcuni pattern sono riciclati.

Ma guarda il problema per me è il fatto, non tanto di vendere questi prodotti o il lavoro del network marketing.
Ma che il problema principale di sti lavori e che sei praticamente sempre in nero all’inizio. Poi forse dopo ti dicono che devi aprirti la p.iva. Ma già avrai guadagnato tantissimo e nelle peggiore delle ipotesi, speso soldi in benzina e basta.

Amway faceva firmare contratti obbligatori, altrimenti non ti dava i codici per ordinare e dava ogni mese riepilogo ordini, fatture e guadagni.