*Salve, volevo postare il mio lungo post caricato sul gruppo Fufflix di Facebook, in cui mi dilungo sul personaggio di Big Luca e di come si mostra in pubblico, sfruttando le sue abilità retoriche anche di fronte a interviste in cui gli si chiede della sua vita privata e del suo passato. *
Buona lettura!
LA MASCHERA DI BIG LUCA
Nelle ultime interviste fatte al noto “Big Luca” (all’anagrafe Luca De Stefani), si sono potuti notare diversi dettagli e qualche ridondanza, che permettono di approfondire il personaggio (“Big Luca”) ma anche la persona che c’è dietro (Luca). Premetto che per me intervistare Big Luca, senza un contradditorio netto a contrastare la sua sicumera, sia solo un assist a lui e al suo business; credo dunque che sia utile descrivere il personaggio e analizzare nel dettaglio alcune sue affermazioni, onde evitare di innalzarlo ad illustre esperto quale si fa passare (anche con chi lo intervista).
Premessa
Ho detto diverse volte pubblicamente che non ho stima per il personaggio “Big Luca”, ma ho profondo rispetto per la persona Luca De Stefani e la sua storia di vita personale. Le sofferenze da lui patite sono reali e profonde e non è facile rivelarle pubblicamente come ha fatto con Rick DuFer e Luca Casadei (separazione dei genitori, adolescenza sotto psicofarmaci, storia d’amore a distanza, isolamento sociale, lutto del padre e altro); chiaro che non sia una storia così rara la sua, ma certamente non va sminuita né usata contro di lui per criticarlo. Al netto di questo, la critica va fatta al Big Luca personaggio e da dire c’è molto.
La maschera da “Big” che Luca si mette è chiaro sia legata a preconcetti che si è costruito nella sua adolescenza da isolato sociale. Da come argomenta le sue idee emerge una rappresentazione del mondo costruita su quelle convinzioni tipiche del ragazzo che si considera superiore ai suoi coetanei e che vede il mondo funzionare secondo meccanismi rigidi, norme sociali uguali per tutti e ruoli stereotipati. Quelle regole che secondo lui fanno funzionare il mondo sono ormai interiorizzate: ci crede veramente, condizionano il suo agito e la sua personalità, e da esse deriva il suo modo di comunicare. Vediamo più a fondo queste regole e dove fanno acqua.
La legge di attrazione
Big Luca pensa che la regola della convinzione inconscia permetta di avvicinare a te ciò che desideri. La sua interpretazione di “The Secret” coinvolge la psicologia spicciola (di cui dice di essere profondo conoscitore): parla di ripetizione di frasi, di pensiero conscio e inconscio, di percentuali a caso (“il 95% delle volte agiamo inconsciamente”) e lo collega all’ “immersione”, cioè l’immergersi in una categoria di informazioni per assimilarle più velocemente.
Ecco, qui c’è da fare una distinzione. E’ vero che per imparare qualcosa più velocemente può essere molto utile assorbire più informazioni possibili di quel tema (o di quella lingua), ma ciò non significa che ripetersi di continuo di essere ricco ti renda ricco. Non c’è nessuna legge universale che ti permetta di “riprogrammare il cervello” tramite ripetizioni continue. Se ti circondi di informazioni su persone ricche, non cominci a “pensare da ricco”, ma puoi imparare a capire il punto di vista di chi si è creato un’impresa, puoi capire come ha fatto quella persona a guadagnare milioni, ma non per questo avrai il suo stesso “mindset”. Spesso ci sono eventi o fattori che influenzano l’esito di un business o il comportamento di un imprenditore, dunque se Big Luca è milionario non è perché ha visto video o letto libri di milionari ma perché ha deciso di impegnare tutte le sue risorse per trovare un modo per guadagnare e ha avuto il talento (e la faccia di bronzo) di insistere su ciò che gli creava profitto. La controprova potrebbe essere questa: cominciate a leggere biografie di calciatori, guardate tutte le partite di calcio possibili, andate a giocare a calcetto 2 volte a settimana e uscite solo con chi parla di calcio. Dopo un anno secondo voi sarete in grado di giocare o allenare non dico in serie A ma anche solo in serie D? Fatemi sapere.
Discorsi sulla differenza uomo-donna
I ruoli di genere per il Big sono Legge Universale. L’uomo la pensa in modo maschile, la donna in modo femminile. L’uomo ragiona secondo istinti di protezione, di violenza e di competizione. La donna cerca protezione e sicurezza. Per lui ci sono “statistiche ufficiali” (guai a citare una fonte reale) che dimostrano l’età media di attrazione delle donne e degli uomini, indipendentemente dalla nazione, dalla cultura e dall’età del soggetto. Lo stesso Rick Du Fer spiega, nella sua chiacchierata amichevole con Big Luca, che la cultura e l’educazione vanno a correggere gli istinti biologici (altrimenti saremmo tutti attratti biologicamente da femmine fertili e quindi minorenni, come osserva giustamente Rick). Per il Big la donna in carriera attrae molto meno perché rispecchia un ruolo di genere maschile, ma ovviamente ciò non è vero, basti pensare a politiche o imprenditrici note (non solo in Italia), le quali risultano tutt’altro che poco attraenti. Chiaramente a una donna può attrarre l’uomo potente, così come una donna in posizione manageriale può piacere per l’aspetto e non per il ruolo che ricopre, ma vale anche l’opposto e non ci sono studi che smentiscano ciò. La fama ha sempre reso più belli tutti, donne e uomini. Ci sono attrici o modelle che se non fossero note non verrebbero considerate poi così belle e attori e politici oggettivamente brutti che non attirano esteticamente nessuna donna (che poi abbiano modelle intorno è un discorso legato all’opportunismo, non all’attrazione).
E non dimentichiamo un piccolo dettaglio: Big Luca è sposato con una donna che riferisce essere stata l’unica ragazza della sua vita, vita tutt’altro che immersa nella fauna femminile (come conferma lui stesso). Una donna che fa gare di bodybuilding tra l’altro, quindi a livello di stereotipi dovrebbe essere poco attraente secondo le teorie del De Stefani (chiaramente smentibili anche qui). Mi chiedo come faccia a parlare con tanta certezza della mentalità femminile e di gusti sessuali con questo tipo di esperienza e di storia personale.
Discorsi sui soldi
Per il Big i soldi sono fondamentali, fanno la felicità dell’uomo. Senza soldi sei infelice, i ricchi sono tutti felici mentre chi è povero presenta vari problemi dovuti proprio alla mancanza di denaro. Ma allo stesso tempo (su “One More Time”) dice che i ricchi non provano gioia perché vivono sui risultati e quindi una volta raggiunto il risultato pensano a quello successivo. Questo modo deviato di ragionare è pericoloso oltre che fuorviante e contradditorio.
Sembra scontato dirlo ma i soldi non possono comprare molte cose, così come la felicità non può dipendere da qualcosa di materiale. La frase “i ricchi non provano gioia” fa abbastanza ridere soprattutto quando viene detta con quella convinzione tipica di Big Luca, ma indica anche come la maschera da “Papi” (come ama farsi chiamare dai suoi seguaci) nasconda quel ragazzo solo e insicuro, bisognoso di punti fermi e di ritagliarsi uno spazio nel mondo. I soldi sono ciò che ha cercato per costituire la sua identità, in seguito alla sua vita da studente di lingue e di buttafuori in Inghilterra, ciò che gli permette di affermarsi nel mondo e di misurare la superiorità tra lui e gli altri. Ma ciò non è sano e non è ovviamente il giusto modo per definire una persona. Purtroppo però è questo il messaggio che divulga ed è questo che gli altri fuffaguru diffondono a una intera generazione di giovani privi di riferimenti e di valori reali sulla vita. Lo stesso Big ammette di non avere mai avuto amici (tranne uno che ha detto vivere come lui a Dubai), è dunque una vita davvero felice la sua?
L’autostima dipende dai risultati
È chiaro che Big Luca veda l’autostima come puramente dipendente dai risultati, mentre, come giustamente gli fa notare DuFer, la vera autostima va oltre ciò che hai ottenuto in termini materiali e di realizzazione degli obiettivi. E’ vero che è facile confondere l’autostima con l’autoefficacia, ma chi ha studiato bene la psicologia sa che la prima è l’idea che si ha di sé nel mondo, nelle relazioni, nell’identità, mentre la seconda è la consapevolezza di avere determinate capacità in specifici ambiti. Ovviamente i risultati positivi accrescono l’autostima, ma in primis è l’autoefficacia che cresce con l’esperienza positiva; se fai dipendere la tua autostima dai risultati che ottieni, in caso di fallimento dovresti allora considerarti un fallito. Ma non è così che deve funzionare. Un giovane deve sapere questa differenza, altrimenti si rischia di ridurre la propria identità ai risultati ottenuti, tralasciando le relazioni, l’importanza degli errori per migliorare, il processo di evoluzione dell’identità. Un modo di pensare del genere (autostima=risultati) è dannoso.
L’idea che il business abbia come fine l’arricchire l’imprenditore
Qui si parla di etica e di morale. Sicuramente Big Luca non fa parte di quella categoria di “imprenditori etici” e non gli interessa nemmeno farne parte. Ma far passare l’idea che il business sia puramente creare denaro non può che degenerare in quei ragazzetti che si improvvisano “esperti” di qualcosa per spillare denaro ai loro coetanei; ragazzini confusi e disposti a buttare 100 euro per un corso che ti promette di guadagnare migliaia di euro al mese, lavorando da casa e senza titoli. L’imprenditoria e il marketing sono altro. Se il Big si vanta di essere diventato ricco vendendo “libretti” inutili scritti da pakistani pagati qualche dollaro, per me non è un Genio, è un furbo. Ma non è un esempio di uomo d’affari né di marketing. Le supercazzole sul “Reverse engineering” le lascerei stare, anche perché questo termine non c’entra nulla con ciò che vorrebbe descrivere il Big. Non ha mai avuto una sua idea, un prodotto o un servizio da vendere per aiutare le persone, semplicemente ha cominciato a vendere corsi su come fare ciò che ha fatto lui in precedenza: prima self-publishing, poi è passato ai corsi su come fare video, e ancora su come promuovere la propria attività e infine consulenze di marketing. Il tutto con un unico fine: fare soldi. Ma lui cosa ha mai creato da sé? Che servizio ha dato alla società per potersi definire un esperto di imprenditoria? Nessuno ha mai fatto una domanda del genere a Big Luca.
L’educazione ricevuta dalla famiglia è quella di “Non dire bugie”
Ok, forse il Big non è un bugiardo (io penso che veramente sia ricco come dice e che la sua storia personale sia vera), però sicuramente omette molte informazioni sulla sua attività e sa intortare per bene tutti gli interlocutori sulle questioni fiscali, sulle cose che non può dimostrare per questioni di “segreto professionale” o perché “non interessano a nessuno” o “troppo complesse”. E le sue consulenze strapagate, giustificate sempre e solo con lo stesso esempio del “gli è bastato alzare i prezzi”, mi sembrano un dettaglio da non trascurare per chiedersi se veramente ci sono così tante persone o aziende che si rivolgono a lui pagando quella cifra. Altri esempi? Nessuno glielo ha mai chiesto. Su che basi le sue consulenze dovrebbero valere migliaia di euro? Boh. Ed esiste qualcuno che si è fatto seguire dal Big che è disposto a mostrare i risultati ottenuti dalla sua azienda? Silenzio più totale.
Studio 12h ore al giorno
Diciamo che studiare tramite video e podcast non sia definibile un vero e proprio studio ma più un informarsi. Lo stesso Big Luca dice di intrecciare una grossa mole di dati per poi unire i puntini ed elaborare teorie. In realtà questo modo di informarsi non è producente né scientifico, perché partire già con una idea in mente e ricercare informazioni collegate a questa teoria porta a bias di conferma, e quindi al cherry picking: ricercare dati e fonti che confermano l’ipotesi di partenza. Questa modalità di ricerca non conduce alla “verità” (come ama dire il Big) ma alla conferma di idee pre esistenti, ignorando le fonti che smentiscono tali ipotesi e teorie. E ciò si vede dal modo in cui Big Luca parla delle sue convinzioni sul mondo, senza lasciare spazio per le contestazioni o per un punto di vista differente.
Se sei arrivato a leggere fino a qui ti ringrazio e ti chiedo di dirmi la tua su quanto scritto. Sarebbe bello che queste critiche gli venissero poste in faccia durante un confronto vero, ma dubito che lo stesso Luca si presterebbe a queste domande.