Prima di tutto voglio fare i miei più sinceri complimenti a Germano. Il Fuffometro (Fuff.ai) è una trovata brillante, provocatoria e assolutamente necessaria. È uno strumento che, se usato con spirito critico, come dice Germano stesso, può aiutare tantissime persone a sviluppare un occhio più attento verso le dinamiche persuasive (e spesso tossiche) del marketing online. Proprio per questo motivo, perché reputo il Fuffometro un progetto davvero interessante, e perché rispetto profondamente il lavoro di Germano nella lotta alla fuffa, mi permetto di condividere alcune riflessioni nate dopo averci ‘giocato’ un bel po’.
Non sono un esperto di intelligenza artificiale, ma da quanto ho potuto capire, il Fuffometro si basa sull’analisi testuale di alcuni siti web, valutando la presenza di elementi sospetti come countdown fasulli, testimonial improbabili, promesse di ‘libertà finanziaria’ e badge pseudoscientifici (anche se non sembra ancora analizzare le immagini purtroppo). Tutti segnali che, nella maggior parte dei casi, accompagnano sicuramente offerte discutibili. Ma, secondo il mio modesto parere, non sono sufficienti per stabilire con certezza che un personaggio o un’azienda siano da bollare come fuffa o fuffa guru.
Per fare una supposizione ad extremis: se io dico che posso farti diventare ricco velocemente, e poi ci riesco davvero, sono davvero fuffa? Ovviamente questa è un’idea impossibile ed estrema, che però vuole far ragionare. Perché esistono casi (più di quanti si pensi) di imprenditori e professionisti che usano un linguaggio aggressivo, iperbolico, ‘da funnel americano’, ma che poi mantengono le promesse e offrono trasformazioni reali. In quel caso, possiamo davvero parlare di fuffa? Secondo me no.
So che Germano, rispondendo a obiezioni simili, usa spesso la metafora della pizza bruciata: ‘Se vedo una pizza bruciata, non ho bisogno di assaggiarla per sapere che fa schifo’. Un’immagine forte, ma che, a mio avviso, può risultare fuorviante. Una pizza bruciata la puoi toccare, vedere, annusare: è un prodotto finito e oggettivo. Un sito web, un contenuto, un video o un post invece, sono solo una vetrina, meri strumenti di comunicazione, che proprio come ogni vetrina, possono ingannare: sia in positivo che in negativo. Uno può certamente giudicarli come poco etici o fastidiosi, ma non sono necessariamente collegati alla qualità del prodotto o servizio che si trova dietro. Anzi, molte volte è vero il contrario. E forse, proprio per questo, proporrei una metafora diversa, che secondo me si adatta meglio alla situazione. Tutti noi abbiamo mangiato almeno una volta una pizza strepitosa in una bettola dall’aspetto pessimo. Locali brutti, sporchi, con insegne sbiadite, ma con cucina eccezionale. E al contrario, ci sono ristoranti eleganti e patinati che offrono piatti mediocri e deludenti. Anche in una puntata della famosa serie di ‘How I Met Your Mother’, i protagonisti trovano la pizza migliore della loro vita in un posto dall’aspetto tremendo. Quella scena, ironica ma reale, rende bene l’idea: la qualità non sempre si presenta con una bella grafica. Nel mondo online, questa dinamica si accentua. Un sito elegante, pulito, con promesse misurate e tono rassicurante, può vendere fuffa sotto mentite spoglie. Al contrario, un sito più grezzo e diretto potrebbe offrire un prodotto concreto e utile.
E qui arrivano le prime contraddizioni.
Il sito di Marco Cappelli, per esempio, ottiene un punteggio di 82 dal Fuffometro. Eppure Germano stesso, pur considerandolo un fuffa guru, ha dichiarato che il podcast ‘Gurulandia’ è ben fatto, piacevole, con ospiti di valore. Ci è anche andato ospite. Segno che, come spesso accade, l’impressione personale e l’estetica comunicativa non sempre coincidono.
Al contrario, il sito di Giacomo Freddi - più volte criticato duramente da Germano, da ‘Fuori dal Coro’ e da decine di testimonianze di clienti scontenti - ottiene un punteggio di 0.
Il sito di Alex Theory invece - pur essendo Alex e Frank personaggi che Germano, nonostante abbia criticato e abbiano avuto controversie, reputa ‘meglio’ di altri fuffa guru - arriva addirittura a un punteggio di 100 dal Fuffometro. I Theory addirittura dichiarano di combattere la fuffa e offrono eventi dal vivo, corsi e garanzia soddisfatti o rimborsati.
Sorgono chiaramente varie domande. Il Fuffometro è sbagliato? Siamo noi a essere sbagliati?
Secondo me il Fuffometro, prima di tutto, almeno per i punteggi che ha dato fino ad ora, dimostra che una comunicazione ‘fuffosa’ non garantisce per forza che il prodotto o servizio venduto sia scadente, e viceversa! Il rischio è che il pubblico prenda i punteggi del Fuffometro come verità assolute. Secondo la mia personale opinione, un punteggio di 100 sul Fuffometro non significa ‘questa persona è una truffa vivente’, e un punteggio di 0 non significa ‘puoi fidarti ciecamente’. Proprio perchè non si può giudicare un libro dalla copertina, il Fuffometro è uno specchio, un segnale, e non un sigillo di garanzia. Anche perchè qualche fuffa guru potrebbe anche iniziare a pensare di utilizzare il Fuffometro come badge di verifica, come lo sono stati fino ad ora piattaforme come ‘Trustpilot’ e simili. Forse il vero valore del Fuffometro non è tanto nello smascherare i guru, ma nell’aiutare chi legge a porsi domande, a sviluppare consapevolezza, a distinguere chi cerca davvero di portarti valore da chi vuole solo infilarti dentro un funnel.
Finisco questo piccolo saggio con il dire che, secondo me il Fuffometro è un faro, che come ogni faro, illumina purtroppo solo una parte del paesaggio. Inoltre vorrei ringraziare ancora davvero Germano, per aver costruito questo strumento, e per aiutare sempre di più i consumatori a combattere e sviare la fuffa.