Davide Scardaccio è finito già su Fufflix per una serie di articoli agiografici che gli diederò grande popolarità quando aveva solo 16 anni! Diversi di questi articoli sono poi stati cancellati dai giornali. Era il 2020 e Scardaccio compariva spesso anche al fianco di Luca Valori. A breve capirete perché ne riparliamo oggi, oltre 3 anni dopo le sue prime apparizioni e quali incredibili vicende pare abbiano coinvolto il ragazzo (ed i suoi clienti).
Veniva presentato come mago del dropshipping, ovviamente all’epoca senza che avesse neppura una partita iva attiva. Dopo qualche mese, poi, il padre Luigi Scardaccio aprì una ditta individuale, con P.IVA (02843760907)
Il codice ateco prevalente era 47.91.1 Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato via internet.
Ricordiamo che all’epoca Davide era ancora minorenne e poi un altro dettaglio, nel nome: D.S. CONSULTING DI LUIGI SCARDACCIO.
Ma come? Un mago degli ecommerce che addirittura inserisce “consulting” nel nome della ditta individuale aperta per forza di cose con l’identità del padre? Non a caso, guardando la visura camerale si nota anche il codice secondario: 70.22.09, ovvero “altre attivita’ di consulenza imprenditoriale e altra consulenza amministrativo-gestionale e pianificazione aziendale”.
In ogni caso, due anni fa, Davide Lacerenza pubblicava il video linkato sotto, mostrando di vendere alcolici a minorenni ed affermando che Scardaccio jr avesse speso decine di migliaia di euro in una sola serata.
A parte lo squallore infinito di questo video, tra profili bannati e tanti contenuti spariti, oggi Scardaccio potrebbe tornare ai disonori della cronaca per ben altre motivazioni, di cui abbiamo già avuto le prime evidenze e che stiamo approfondendo.
Era però giusto iniziare a pubblicare un post di “alert”, anche con l’obiettivo di trovare altre persone coinvolte nelle sue “consulenze”, che magari come chi ci ha già scritto hanno qualcosa da raccontare.
Intanto, al di là degli sviluppi futuri possibili, resta l’ennesima storia da baby milionario, raccontata e poi cancellata senza rettifiche ed approfondimenti da testate giornalistiche registrate e colleghi iscritto all’albo.
Resta, quindi, l’ennesimo “tradimento” del ruolo della stampa e dell’informazione, da anni piegata totalmente a mere logiche commerciali e ritenuta (a ragione) sempre meno affidabile dai lettori. La crisi dell’editoria passa anche da questo tipo di pratiche.