Domanda aperta: come ci si può proporre come esperti di marketing ignorando le basi?
Mi chiedo seriamente come alcune persone possano definirsi esperti di marketing e management, considerando alcune incongruenze evidenti.
Proviamo a fare un po’ di ordine.
Il caso di Frank Theory
Frank è un ragazzo sicuramente capace, ma giovane (23-26 anni).
Fino a due anni fa, faceva il manovale, come ha ammesso lui stesso.
Ora si propone come il “futuro Marchionne” e viene pubblicizzato come il miglior manager d’Italia.
Piccolo dettaglio: Marchionne non era forte nel marketing.
Frank invece si dichiara esperto anche in questo, anzi, il migliore.
Ma quali risultati concreti lo dimostrano?
Chiacchiere.
Solo ciò che affermano lui e Alex nelle live.
Bene. Analizziamo queste affermazioni, allora.
Alex e le promesse straordinarie
Alex, più grande di età di Frank, promette di trasformare la tua azienda in una macchina da milioni dopo una sola consulenza.
“Vieni da noi che raddrizziamo la tua azienda e fai un milione entro il prossimo anno”.
Questa è la frase che ripete come un mantra ad ogni azienda analizzata.
Basta guardare i video di Pump My Business o Theory Got Talent per vedere queste promesse in azione.
Addirittura si vanta di poter far guadagnare più soldi a Ferrari e Rolex, “ampliando la produzione”.
Altro errore da dilettanti del marketing.
Se esistono le edizioni limitate, e hanno liste di attesa, è voluto proprio per aumentare la percezione di lusso.
Se aumenti le edizioni di lusso ogni anno, è ovvio che si perde l’aura di esclusività.
Senza contare che se hanno almeno 48 mesi di attesa, vuol dire che hanno anche un collo di bottiglia fisico.
Alex è certo che aumentando la produzione, quindi impianti e operai, aumenterebbero i miliardi incassati.
Loro, no.
E visto che non esistono casi nel lusso che sostengano la tua tesi, fossi in lui, lascerei perdere certi consigli, che lo fanno apparire un bimbo che vuole giocare a fare il grande.
Chi si è presentato come lui nel settore formazione è stato solo Big Luca, e si è visto che fine ha fatto.
Il lusso è un’altra cosa, e evidentemente siete troppo giovani per cogliere certe sfumature.
Per giunta, in ogni video Alex dice di essere un genio.
Di essere Dio.
Non scherzo.
(In alcuni video si comporta e parla esattamente come Big Luca, in altri sembra il cosplay di Fabrizio Corona).
Ma quali risultati confermano questa genialità?
Guardiamo i fatti:
Vende gallette da anni.
Sul palco ha detto che fa 3 milioni all’anno con quelle.
Poi 6 milioni.
Oggi dovremmo essere a 10 milioni.
Ci mostrerà mai i dati a conferma?
Ci mostrerà mai quanto fa davvero con le gallette, quanto con le palestre, e quanto con la formazione?
I suoi corsi oggi costano 300 euro se ne prendi uno, 500 se ne prendi due.
Non ci va nemmeno in pareggio.
Non parliamo poi degli evidenti difetti della sala formazione (assenza di slide, finestre dietro il palco che accecano i corsisti, che di notte diventano specchi e che favoriscono la distrazione, sala a tunnel etc,)…
Non parliamo del fatto che mentre la sala diventa sempre più grande, i corsisti diventano sempre meno, nonostante abbia ridotto drasticamente i prezzi…
Guardando i bilanci, e per sua stessa ammissione in alcuni video, è chiaro che con le gallette a malapena raggiunga il punto di pareggio.
Da quando ha lanciato l’University, la pubblicità sulle gallette è via via andata scomparendo (basta guardare Facebook e Google) e dopo settembre hanno smesso di fare Ads sulle Gallette.
Le ultime recensioni su TrustPilot parlano di gallette stantie, come se fossero fondi di magazzino.
Ma sicuro che siano ancora in produzione?
Da alcune loro affermazioni fumose, si intuisce che abbiano in realtà abbandonato quel business.
Senza contare che queste benedette gallette ora sembrino introvabili sia negli store online, che offline.
Ora, in live Alex promette da mesi l’apertura di un laboratorio di nutrizione, il “quarto più grande d’Italia”.
E da almeno novembre ne ritarda l’apertura.
Ora addirittura ha smesso di parlarne.
E considerando che, come da lui stesso detto, questo laboratorio produrrebbe anche le gallette…
Tante cose collidono.
Ora, prima regola base del marketing: se con il tuo prodotto vai in pareggio, la prima cosa che dovresti fare e cercare di guadagnare con altra roba venduta in cross sell agli stessi clienti.
Invece di lanciare alimenti affini per palestranti, hanno lanciato un corso di formazione, che c’entra poco con il loro mercato primario.
Hanno preso nel database gente che compra gallette, quindi il loro prodotto successivo avrebbe dovuto essere almeno un integratore.
Non un corso su come diventare Theory.
Non un fantomatico project X, che ha imbarcato una vagonata di ragazzini, e che dopo mesi non si sa cosa faccia.
Anche qui, loro dicono che sta andando “benissimo”.
Risultati? Non si sa nemmeno cosa sia.
In effetti hanno pure provato a lanciare il loro energy drink - e anche qui, un esperto di marketing non avrebbe mai azzardato a farlo in bootstrapping, perché la concorrenza è spietata, servono decine di milioni solo per il lancio, e le probabilità sono molto basse.
Questo mercato richiede investimenti enormi (decine di milioni per il lancio) e ha una concorrenza spietata.
Perfino Coca-Cola ha sempre faticato a imporsi, tant’è che ha dovuto comprare una quota di Monster, ma loro ci hanno provato.
Immagino che il Ministero glielo abbia bloccato, perché se superi una certa dose di caffeina, devi per forza registrarlo come integratore, scrivere delle avvertenze, etc.
Lui, l’esperto con aziende vere nel settore food, non lo sapeva.
Risultato?
Prodotto ritirato dal mercato (per sua stessa ammissione in più di un video).
Un genio si sarebbe almeno fatto guidare da un consulente per la parte legale… Ma va bene anche qui.
Sono passati - quanto? Mesi? Un anno? - da quel tentativo.
Bastavano davvero pochi mesi per rifare il packaging a norma, notificare come integratore il drink, e rilanciarlo.
Cosa che promette da mesi.
“Stiamo per lanciarlo di nuovo”.
Mai fatto.
Invece, si è dedicato alla formazione.
Facci vedere i dati
Alex si vanta di essere l’unico formatore con aziende vere.
Hanno pure avuto l’intelligente idea di rendere in percezione la Holding più grande, accorpando i fatturati di palestre, gallette, etc.
Ma perché fanno vedere solo i fatturati della University, e non hanno mai fatto vedere quelli delle palestre?
Dove sono i bilanci delle palestre?
Quanto fatturano davvero le gallette?
Quali sono le spese in Ads per l’University?
Quante sono le palestre davvero aperte?
A proposito delle palestre: ripete di essere il migliore nel Branding, e di aver reso obsoleti Ries e Trout.
Ma la palestra si chiama Green Theory.
Che richiama un po’ troppo da vicino la Orange Theory.
Possibile che un esperto come lui non sappia che se la Orange inizia a infastidirsi, può fare causa per milioni di dollari?
La gestione interna della holding
Secondo le dichiarazioni e i bilanci, Frank e altri soci sono inquadrati come operai, pur svolgendo mansioni manageriali.
La holding non ha quadri né dirigenti ufficialmente.
Inoltre, sembra che alcuni soci abbiano versato soldi ad Alex in cambio di azioni virtuali (non reali), ma queste quote non risultano nei bilanci.
L’unico proprietario formale resta Alex.
Frank, da quanto mi pare di capire, avrebbe addirittura chiesto un prestito per acquistare ulteriori quote che non sono chiare legalmente.
La situazione sembra così confusa da sembrare quasi uno schema ponzi: i soci versano soldi per entrare e poi ricevono indietro i propri stessi soldi sotto forma di compensi da dipendenti?
Comunicazione fumosa e problemi legali
Parlano sempre dello straordinario successo di loro studenti in uno o due mesi.
Lo hanno fatto anche da Germano in live.
E i nomi? I numeri? Possibile che, come tutti gli altri fuffaguru, dobbiamo fidarci solo delle vostre parole?
Sorvolo anche sul fatto che il loro Simo ormai censuri qualunque domanda scomoda sul loro canale YouTube.
Ormai hanno adottato lo stile di comunicazione fumoso di Big Luca.
Ed è evidente a tutti.
Non sono conosciuti nei mercati che vorrebbero aggredire (quelli di Merenda o IOL) e diversi fornitori lamentano accordi non mantenuti e fatture non pagate.
A livello operativo: Frank dichiara di lavorare senza pause, ferie o rispetto dei limiti di legge.
Addirittura si vanta di dormire poco.
Alex si vanta di far lavorare i suoi soci/dipendenti anche sabato, domenica e di notte.
Tutto ok?
Hanno almeno il giorno libero?
Certi atteggiamenti richiamano un po’ troppo da vicino i meccanismi d setta.
Anche il “festeggiamo capodanno insieme” sembrava l’ennesima scusa per far pagare la cena aziendale a quattro clienti un po’ polletti.
Alla prima ispezione dell’ispettorato del lavoro, sicuro che non rischino?
C’è un’enorme discrepanza tra l’immagine che vogliono trasmettere e la realtà dei fatti, almeno per quanto traspare da bilanci, dichiarazioni e operato.
Mi chiedo: perché continuano a insistere su una trasparenza che sembra mancare?
In ultimo:
Dei veri esperti di marketing, sanno che il target lusso e il target risparmio, sono agli antipodi.
Loro vogliono rivolgersi al target risparmio.
Scelta discutibile, ma va bene.
Fatti loro.
Ma un esperto di posizionamento come si vanta di essere Alex, ha totalmente mancato un punto essenziale: il posizionamento percepito è determinante, soprattutto per chi opera nel marketing e nella consulenza.
Se decidi di posizionarti come esperto per “ragazzini aspiranti imprenditori” o per chi cerca soluzioni low cost, è quasi impossibile attrarre aziende di lusso o clienti di fascia alta.
Ed infatti è lo stesso errore fatto da Big Luke.
Questo accade perché, nel mondo del lusso, tutto si gioca sulla reputazione e sull’immagine, più che sul prezzo o sulla velocità dei risultati.
Quando un brand costruisce la propria immagine puntando a un pubblico giovane e inesperto, manda un messaggio chiaro sul proprio target.
Così facendo, esclude automaticamente settori come quello del lusso, dove prestigio e status sono la chiave di ogni decisione.
Le aziende di fascia alta non cercano solo risultati tangibili: vogliono collaborare con partner che riflettano la loro immagine esclusiva e rafforzino la percezione di qualità tra gli stakeholder.
Affidarsi a un’agenzia creativa di prestigio non è solo una questione di strategia, ma anche una dichiarazione pubblica del loro standard.
Un esempio calzante è quello di IOL (Intraprenditori Online), che ha scelto di rivolgersi a un target di massa con offerte accessibili.
Questo posizionamento li ha resi riconoscibili nel mercato del “consulente per tutti”, ma li ha esclusi automaticamente dal mondo del lusso.
Le aziende del lusso, infatti, non cercano soluzioni percepite come alla portata di chiunque: per loro, il partner è un elemento distintivo che aggiunge valore simbolico alla collaborazione.
Più è esclusivo, più è appetitoso.
Posizionandosi come “esperti per giovani imprenditori e catene low cost”, il rischio per loro è evidente.
Prima di tutto, si precludono la possibilità di lavorare con clienti di alto profilo, poiché non vengono percepiti come interlocutori credibili per chi opera in contesti esclusivi.
Inoltre, rischiano di costruirsi una reputazione limitante, associata a soluzioni entry-level anziché al successo aziendale di fascia alta.
Infine, questa scelta potrebbe compromettere la crescita futura: una volta affibbiata un’etichetta, è difficile cambiarla senza un lungo e costoso processo di riposizionamento.
In sintesi, stanno puntando su un posizionamento rapido e facile, che però rischia di intrappolarli in una nicchia limitante.
Nel marketing, cercare di essere “per tutti” spesso significa non essere davvero per nessuno, soprattutto nei settori in cui la percezione del prestigio è cruciale.
Concludo con un pensiero sul “soddisfatti o rimborsati”.
Alex non ha voluto fare il rimborso chiaramente perché si è sentito offeso dal fatto che il ragazzo non abbia percepito o almeno apprezzato tutto il valore ricevuto.
Caro Alex, hai sbagliato settore, e hai sbagliato garanzia, allora!
Il valore nel marketing è quanto di più complicato si possa vendere.
Motivo per cui offrire la garanzia basandosi non sui risultati, ma sulla soddisfazione, è pericoloso.
La clausola “Soddisfatto o rimborsato” si basa sulla percezione soggettiva del cliente, che è per sua natura personale, fallace e non contestabile.
Non si lega a parametri tecnici o dimostrabili, come potrebbe essere il concetto di “fatto a regola d’arte”.
O al più fumoso “valore trasmesso”.
Questo sposta completamente l’asse del potere decisionale nelle mani del cliente: se lui non si sente soddisfatto, per qualsiasi motivo, ha diritto al rimborso.
Non a caso è SODDISFATTO o rimborsato e non “Tanto valore o rimborsato”.
Per finire, una nota sul ritardo patologico di Alex e Frank.
Anche o vostri clienti lavorano.
Anche il loro tempo è di valore.
Non gli state facendo un favore a presentarvi.
Anche se è un bonus, è qualcosa che hanno pagato.
Se la Tesla mi offre come bonus l’assistenza, e poi l’assistenza mi fa aspettare sei mesi, non è un bonus. E’ un malus.
Perché mi crea un danno.
Capisco che ti senta in diritto di ritardare, come si usa fare tra gli arricchiti.
Ma sei nel mondo dei professionisti, non ad un evento mondano.
Il concetto di autorità non è solo “fare come mi pare,” ma farlo con rigore e rispetto del tempo altrui.
Un professionista autorevole decide dove e quando, ma una volta stabilito, mantiene la parola con precisione assoluta.
L’appuntamento non è solo un incontro, è una promessa: rispettarlo significa trasmettere serietà e affidabilità.
Chi arriva in ritardo o si comporta in modo approssimativo non sarà mai preso sul serio dagli imprenditori o dai clienti di un certo livello.
Potrà forse impressionare chi è alle prime armi, ma non costruirà mai una reputazione solida nel lungo termine.
L’autorità vera si conquista con disciplina, non con arroganza.
Il tuo tipo di mentalità porta inevitabilmente al fallimento, perché manca una base solida di umiltà e professionalità.
Perfino Briatore, che ha un personaggio assolutamente sopra le righe, rispetta al centesimo di secondo gli appuntamenti.
Per due motivi:
- Primo, rispetto verso la persona che ti ha dato la sua disponibilità.
- Secondo, rispetto per la sua agenda.
Perché sa che ritardando un appuntamento, a ruota manderà all’aria i successivi, scontentando tutti.
Non voglio dire che i tuoi ritardi siano voluti, per carità.
Ma la puntualità nel mondo di bimbi grandi è il primo requisito.
Non hai solo tu altri impegni, e non sei solo tu l’imprenditore.
Per quanto riguarda i corsi dal vivo, Alex si vanta di “far notte” per offrire valore.
Ciò che non dice è che i corsi iniziano un po’ quando gli pare.
Non rispettano mai gli orai nemmeno lì.
Tant’è che corsi che dovrebbero iniziare alle 9, iniziano alle 11.
Sessioni che dovrebbero riprendere alle 14, iniziano con ore di ritardo.
Alex parla tanto di crearsi una mentalità da militari, ma i militari non fanno ritardo. MAI.
Insomma, anche qui, tanta apparenza, tanto accademismo, poca sostanza.
Per finire, guardate le palestre.
L’immagine è delle più squallide.
Online il verde è fluorescente.
Ma dal vivo, è verde scuro.
Un esperto di Branding sa che nero su verde è illeggibile. E il logo sembra fatto con Paint.
E’ davvero brutto.
Ma poi la ghianda quale idea dovrebbe rappresentare?
Altra nota stonata.
Guardate le location delle palestre.
Le più grandi sono cattedrali nel deserto.
Capannoni (ex sedi di supermercati o della fallita TNT) brutti da vedere, in zone o sperdute, o malfamate, o totalmente prive di passaggio.
Sono zone in cui una donna avrebbe paura di passeggiare di giorno, figuriamoci dopo il tramonto.
Quella a Livorno, ad esempio:
Sperduta in una zona di periferia deserta.
Chi potrebbe mai percepire questo come “lusso accessibile”?
Questa è una di quelle più assurde:
Ma c’è di peggio:
Insomma, a pensar male si potrebbe credere che questi capannoni, che lui si vanta di affittare con trattative da mediatore di livello mondiale, non siano altro che strutture rimaste sfitte per anni, magari di proprietà del padre – imprenditore edile – o di qualche suo conoscente, che glieli passa mentre lui li riempie di macchinari.
Un gioco di specchi e illusioni, costruito su misura per una Holding che esiste più nelle parole che nei fatti.
La realtà? Alex sembra preparato solo sulla carta, come un nerd che ha letto tanti libri, ma nella pratica dimostra troppa poca umiltà e poca esperienza reale.
Come un Big Luca, un Basalari o un Corona qualunque.
In ultimo, Alex aveva aperto un FitClub.
In piena Statale.
Con uno striminzito parcheggio.
E’ da un anno che non aggiornano i canali Social di questo posto.
Che fine ha fatto? Come sta andando? Ha chiuso?
Visto che dicono di essere i primi imprenditori al mondo a voler parlare della loro scalata al miliardo, per istruire noi poveri sprovveduti, perché non parlano anche di quelli che sembrano fallimenti evidenti?